Non credo al caso né tanto meno alle coincidenze e celebrare il nostro venticinquesimo di matrimonio unito alla festa del Preziosissimo Sangue di Cristo, qui, al Centro di spiritualità “Sul monte”, al quale ogni tanto negli anni passati ed ora più assiduamente io e mio marito facevamo ritorno, sicuramente non è nessuna delle due cose. Ho conosciuto e frequentato le suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue quando avevo all’incirca diciassette anni e non stavo ancora insieme a mio marito. Le vicissitudini della vita poi mi hanno portata altrove, ma sempre alla ricerca di quella fonte che zampilla continuamente e che solo Lei è in grado di dissetarci. Ricordo che da fidanzati, prima di sposarci, preoccupati per il futuro, il lavoro, la casa, un sacerdote ci disse: “Cercate prima il Regno di Dio. Il resto vi sarà dato in sovrappiù”. Durante il cammino e la ricerca, forse qualche volta ci siamo anche persi, e non è un caso, quindi, che oggi, siamo qui a rinnovare le nostre promesse. Già, rinnovare. Solo l’Amore, quello con la a maiuscola è fedele alle Sue. Le nostre, con Lui e tra di noi, vanno rinnovate. Ma non nel senso che vanno fatte di nuovo, nel tempo, perché quelle fatte venticinque anni fa sono scadute, e così prolungarle per altri venticinque, ma per renderle nuove, per lasciar entrare oggi e giorno dopo giorno il soffio dello Spirito che ci trasforma, rende nuovo il nostro sguardo e il nostro cuore e ci rinnova. Pur nella fatica, nella debolezza, nelle fragilità, nelle incomprensioni, nei silenzi e nelle stanchezze, entrando nella vita con lo sguardo che scruta l’orizzonte e lasciando aperto il cuore all’attesa umile e fiduciosa che le situazioni maturino, scopriamo che il nuovo irrompe. Il sangue di Cristo, versato sulla croce, irriga e vivifica le nostre storie e quelle di tutti come rugiada feconda proprio nel momento più duro e più faticoso, proprio quando sembra che la vita non ce la faccia e l’abitudine, la quotidianità, le chiusure e le difficoltà sembrano spegnerne la linfa. Ma proprio allora la fedeltà dell’Amore riversa la sua grazia e ci rende coraggiosi e capaci di guardare oltre, di osare passi nuovi, ci rende capaci di passione, di patire ma anche di slanciarci con tutto il nostro cuore verso il nuovo che fiorisce nell’apertura e nell’accoglienza reciproca dei nostri limiti, nel perdono e nella libertà, certi della sua parola: “ Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Oggi, quindi, siamo qui grati al Signore per la nostra vita, per quella di ciascuno di noi, che ci ha plasmato con le nostre ferite e i nostri vissuti, e per quella vissuta insieme, a volte ricca di gioia altre faticosa e in salita, per la vita dei nostri figli, che non è nostra, ma della quale vorremmo sentissero sempre il senso più profondo che è bellezza, verità, autenticità, giustizia, perdono e dono di sé. Incarnazione, morte e resurrezione, il mistero pasquale si incarna continuamente nel mondo e nelle nostre storie. Vissuto in pienezza ci renda testimoni credibili del volto misericordioso del Padre e della gioia piena in Cristo, certi che tutti i semi che spargiamo e anche quelli che disperdiamo sono già raccolti in Dio. Nel libretto che avevamo preparato venticinque anni fa per il matrimonio, alla fine avevamo riportato un brano di Gibran sull’amore. Quella volta il senso profondo era solo intuizione, in questi anni la vita lo ha svelato e reso reale.
“Quando l’amore vi fa cenno, seguitelo, Benché le sue strade siano aspre e scoscese. E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui, Benché la spada che nasconde tra le penne possa ferirvi. E quando vi parla, credetegli, Anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni come il vento del nord lascia spoglio il giardino.