Il pianto di chi ha cuore: l’ispirazione dell’enciclica Dilexit nos
Intervista di In Terris a suor Anna Maria Vissani, responsabile del Centro di spiritualità sul Monte e autrice del libro “Donne anziane, ritratti femminili del ‘900”
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Il cuore delle nonne. Suor Anna Maria Vissani, responsabile del Centro di spiritualità sul Monte, ha raccolto racconti di vita in un libro “Donne anziane, ritratti femminili del ‘900″ (Edizioni Prospettiva). Donne sopra gli 80 anni di età, donne che hanno sperimentato l’oscurità e il dolore della guerra. Donne lavoratrici, casalinghe, mamme eroiche nel mantenere la fedeltà alla famiglia con una sana educazione dei figli in tempi difficili. “Valori troppo spesso dimenticati”, come alcune di loro hanno affermato.
Suor Anna Maria, cosa l’ha ispirata?
“I miei ultimi libri contengono la narrazione di storie di vita: storie di donne anziane, storie di donne alla ricerca della autodeterminazione femminile, storie di donne separate, storie di fragilità, storie di amicizia. Ho letto con un certo gusto interiore l’ultima enciclica, Dilexit nos, di Papa Francesco. L’invito ad avere un cuore, centro della nostra esistenza umana e spirituale, ha risvegliato in me quanto avevo già realizzato alcuni anni fa, ascoltando donne oltre gli 80 anni di età sulla loro resilienza e capacità di educare, amare, difendere la famiglia anche in tempi di guerra; donne vissute nel ‘900. Eppure in questo XXI secolo, afferma Bergoglio, viviamo in una società mondiale che ‘sta perdendo il cuore’! Perché ‘tutto è unificato nel cuore, che può essere la sede dell’amore con tutte le sue componenti spirituali, psichiche e anche fisiche’. ‘Se regna l’amore, la persona raggiunge la propria identità in modo pieno e luminoso, perché ogni essere umano è stato creato anzitutto per l’amore, è fatto nelle sue fibre più profonde per amare ed essere amato. Per questo motivo, vedendo come si susseguono nuove guerre, con la complicità, la tolleranza o l’indifferenza di altri Paesi, o con mere lotte di potere intorno a interessi di parte, viene da pensare che la società mondiale stia perdendo il cuore’”.
Qual è il “pianto di chi ha cuore”?
“Mi ha particolarmente colpito un passaggio dell’enciclica di papa Francesco: ‘Basta guardare e ascoltare le donne anziane – delle varie parti in conflitto – che sono prigioniere di questi conflitti devastanti. È straziante vederle piangere i nipoti uccisi, o sentirle augurarsi la morte per aver perso la casa dove hanno sempre vissuto. Esse, che tante volte sono state modelli di forza e resistenza nel corso di vite difficili e sacrificate, ora che arrivano all’ultima tappa della loro esistenza non ricevono una meritata pace, ma angoscia, paura e indignazione. Scaricare la colpa sugli altri non risolve questo dramma vergognoso. Veder piangere le nonne senza che questo risulti intollerabile è segno di un mondo senza cuore’. Ho voluto così riaprire le pagine del mio libro sui Ritratti femminili del ‘900”.
Chi altro ha influenzato la sua riflessione?
“Il pres dente della Repubblica Sergio Mattarella, nel mese di marzo 2020, dedicò un particolare pensiero alla popolazione anziana dell’Italia, colpita dal Covid: ‘Qui, in numerosi territori, con tante vittime, viene decimata la generazione più anziana, composta da persone che costituiscono per i più giovani punto di riferimento non soltanto negli affetti ma anche nella vita quotidiana’. Un pensiero espresso con partecipazione emotiva, un tributo al ruolo della popolazione più matura, in netta discontinuità rispetto a chi, nei primi giorni dell’emergenza, sottolineava la letalità del virus solo per i pazienti in età avanzata”.
Il libro Vi regalo un po’ della mia forza raccoglie racconti di vite vissute da donne anziane. Come definirebbe le donne che ha ritratto?
“Donne del Novecento, il secolo pieno di eventi straordinari, movimentato e turbinoso; caratterizzato da due guerre mondiali, grandi genocidi e l’olocausto, una guerra fredda, la minaccia di una bomba atomica, il crollo del muro di Berlino. Un tempo storico anche di grandi conquiste civili, sociali, scientifiche e tecniche. Le anziane intervistate hanno vissuto anni separate dai mariti a motivo della guerra. La loro funzione di mogli, mamme e lavoratrici le ha motivate a restare ancorate alla vita. Papa Francesco, guardando come la nostra storia attuale non riesce a dare risposte di vita e di speranza, presta attenzione alle lacrime di tante anziane. Vede in loro piccoli rivi di dolore che solcano la terra di villaggi, paesi e città in guerra, lacrime di chi vede terminare un’esistenza senza poter indicare un futuro ai propri nipoti. ‘Vedendo come si susseguono nuove guerre – afferma Jorge Mario Bergoglio -con la complicità, la tolleranza o l’indifferenza di altri Paesi, o con mere lotte di potere intorno a interessi di parte, viene da pensare che la società mondiale stia perdendo il cuore’. La sua particolare osservazione, che è sempre un vedere dentro il cuore, testimonia la sua particolare delicatezza d’animo e il rispetto per la vita di tutti, che questa società sembra aver perso. Le anziane da me intervistate hanno vissuto tempi difficili ma non hanno smesso di custodire nel loro intimo la speranza di tempi di pace. Chi ha cuore sa scorgere il domani”.
Perché ha avvertito l’esigenza di narrare le loro storie?
“Il mondo oggi ha bisogno di testimoni che nella loro anzianità sanno ravvivare la propria interiorità e la speranza in una pienezza di vita, perché si affidano alla Vita. Ci sono state e sono tutt’ora operanti donne che affidano la loro longevità a Colui che non conta i giorni delle sue creature, le rende feconde di vita e di valori luminosi, perché possano esserne un suo riflesso negli angoli più oscuri del mondo. Da ormai più di un secolo, le scienze umane hanno scoperto -sollecitate dal pensiero filosofico- che raccogliere, ascoltare, analizzare le storie di vita è un passaggio obbligato per rischiarare mondi e situazioni. Per penetrare più in profondità nelle cause e nelle ragioni di eventi che, con un’osservazione soltanto dall’esterno – anche la più accurata e sistematica – non ci potrebbero certamente svelare oltre quanto hanno da dirci. Le storie delle persone, raccontate da loro stesse, scritte od orali, riescono a raccontarci ciò che emerge dalla loro interiorità, ci comunicano i vissuti dei narratori, i loro punti di vista soggettivi. Nessuno dovrebbe arrogarsi pertanto il diritto di descrivere o interpretare qualcun altro senza prima averlo ascoltato, aver conversato sui suoi problemi, sui suoi progetti, sul suo passato”.
Cosa rappresenta la vecchiaia?
“L’ingresso nella terza e quarta età è da considerarsi un privilegio: non solo perché non tutti hanno la fortuna di raggiungere questo traguardo, ma anche e soprattutto perché questo è il periodo delle possibilità concrete di riconsiderare meglio il passato, di conoscere e di vivere più profondamente il mistero pasquale, di divenire esempio nella Chiesa a tutto il Popolo di Dio. Questo privilegio, di cui parla San Giovanni Paolo II, è particolarmente evidente nella vitalità interiore della donna anziana. Ella, per la sua particolare indole femminile, è portata a riflettere sulla vita vissuta attraverso legami profondi e totalizzanti. È portata inoltre a riconsiderare i momenti più efficaci della propria storia: il matrimonio, la maternità, la casa, il lavoro, le relazioni radicate nel suo animo. Il portare in grembo una vita e generarla nel sacrificio rende la donna capace di gratuita partecipazione all’attività creativa e generativa di Dio. Nell’ultimo scorcio dei suoi anni, al decadere delle forze fisiche, ella desidera salute, benessere, felicità, fede per i figli e i nipoti. Non è tutto questo espressione di una nuova fecondità spirituale e vitalità affettiva? Molte donne anziane, rese forti dalla sofferenza e dal sacrificio dei loro anni giovanili, confessano ancora oggi, con occhi umidi di lacrime e volto raggiante: ‘Ho conosciuto il sacrificio. Ho sofferto molto. Ho donato senza risparmio. Ora sono felice!’. Quando capita di incontrare un’anziana depressa, perché sconfitta dalle prove della vita, sfruttata dal potere e dall’egoismo umano, avvertiamo la negazione dei valori più grandi dell’umanità, come la gioia di vivere, la speranza e la vittoria sulla morte. Le guerre seminano sconforto, delusione, paura…morte. Mentre la donna è per sua natura generatrice di vita!”.