“Il Verbo del Padre venne dal suo grembo
e rivestì il corpo in un altro grembo.
Da grembo a grembo egli procedette
E i grembi casti furono ripieni di lui.
Benedetto Colui che prese dimora in noi!”
“La mia bocca non sa come chiamarti
o Figlio del Vivente.
Se ardisco chiamarti figlio di Giuseppe tremo,
perché tu non sei seme suo.
Ma di negare il suo nome
ho paura, perché è a lui che sono stata data in sposa.
Sebbene tu sia Figlio dell’Uno, ti chiamerò
figlio di molti perché non sono sufficienti per te
miriadi di nomi: tu sei Figlio di Dio
ma anche figlio dell’uomo, e figlio di Giuseppe,
figlio di David e figlio di Maria.
Chi ha reso colui che non ha lingua
il Signore delle lingue?
A causa del tuo concepimento puro
mi calunniano i malvagi. Sii tu, o santo,
il difensore di tua madre. Mostra prodigi
che li persuadano sull’origine del tuo concepimento.
A causa tua mi odiano tutti,
o tu che tutti ami. Eccomi perseguitata
per aver concepito e partorito l’unico rifugio
degli uomini. Si rallegri Adamo
perché tu sei la chiave del paradiso.
Ecco che freme il mare contro tua madre,
come contro Giona. Ecco che Erode,
come un flutto furioso, vuole affogare
il Signore dei mari. Dove devo fuggire?
Insegnamelo tu, o maestro della madre tua.
Fuggirò con te per ottenere la vita,
per mezzo tuo, in ogni luogo.
Con te la fossa non è più una fossa,
perché in te si sale
al cielo. Con te il sepolcro
non è più un sepolcro, perché tu sei anche
la risurrezione”
(Efrem il Siro, Inni sulla Natività 16,11).