Riconoscersi “malati” è il primo passo, invece, per la sanità spirituale, come ricordiamo nel Salmo 69 (70) e all’inizio di tantissime preghiere con la frase: “O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto”.
L’emorroissa “Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male”.
Don Fabio Rosini, con un’interpretazione azzeccatissima, paragona a lei, all’emorroissa, tutte le persone che non vivono degnamente la propria sessualità o che non dichiarano i loro dubbi, coloro che non risolvono le incertezze del compiere una certa azione o si vergognano di chiedere aiuto.
Anche l’emorroissa è timorosa nel dover dichiarare la propria sofferenza, per questo arriva alle spalle di Gesù.
“Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi mi ha toccato il mantello?”. I discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?”. Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male”.”.
Lei, che fino ad allora non poteva vivere pienamente la sua condizione di donna, sopraffatta da quella malattia, da quella anomalia del suo corpo, viene risanata da Gesù, in un attimo. Gesù le ridà, così, la vita che le spettava.
Come lei, anche noi abbiamo le nostre “perdite di sangue”, che tolgono energia e forza, vigore e pienezza alla nostra vita. Ce le procuriamo quando accettiamo di vivere delle situazioni che ci relegano a non essere veri uomini, vere donne e ci rendono sottomessi, agli altri o alle cattive abitudini.