«Dalla grande crepa che il Covid-19 ha aperto nel nostro pianeta può filtrare la luce della speranza»

CASTELPLANIO, 24 ottobre 2020
Aumentano i casi di Covid nel mondo: superati i 39 milioni, un aumento di 2 milioni in appena una settimana. Le vittime sono quasi un milione e 100mila.

Aumenta la paura nel cuore delle persone. Ho visto lunghe file davanti alle entrate dei laboratori analisi, per fare tamponi e test sierologici. Volti tirati, spesso anche occhi lucidi, lacrime furtive sui visi pensosi di giovani e adulti.

«Buongiorno! Sei qui per analisi?» – «No, voglio fare il tampone: non si sa mai!…»

Nessuno può leggere nel cuore dell’altro o intuire la paura che cova nella sua interiorità.

«Ogni dolore reclama una liberazione, ogni lacrima invoca una consolazione, – ci dice Papa Francesco – ogni ferita attende una guarigione, ogni calunnia una sentenza di assoluzione. ‘Fino a quando dovrò soffrire questo, ascoltami Signore?’. Quante volte abbiamo pregato così: ‘Fino a quando, smettila Signore!’. Ponendo in continuazione domande del genere, i salmi nella Bibbia ci insegnano a non assuefarci al dolore, e ci ricordano che la vita non è salvata se non è sanata. L’esistenza dell’uomo è un soffio, la sua vicenda è fugace, ma l’orante sa di essere prezioso agli occhi di Dio, per cui ha senso gridare».

In tutto il mondo si ode un grido molteplice, un grido di dolore nelle sue mille forme: malattia, odio, guerra, persecuzione, sfiducia… Fino allo scandalo della morte. I grandi lottano per il potere, la gente trema di paura e molti incontrano la morte nella più buia solitudine e tristezza.

Il centenario Edgar Morin, filosofo e sociologo francese, afferma in una intervista su La Repubblica, il 1 ottobre 2020: «Non si può conoscere l’imprevedibile, ma se ne può prevedere l’eventualità. La vita è una navigazione in un oceano di incertezze attraverso isole di certezze. Anche se celata o rimossa, l’incertezza accompagna la grande avventura dell’umanità, ogni storia nazionale, ogni vita individuale. Perché ogni vita è un’avventura incerta: non sappiamo prima quello che ci attende né quando arriverà la morte. Facciamo tutti parte di questa avventura, piena di ignoranza, ignoto, follia, ragione, mistero, sogni, gioia, dolore. E incertezza».

Ma in ognuno di noi Dio Creatore ha soffiato l’alito di Vita, la stessa forza divina per rialzarci da ogni caduta, la capacità di leggere dentro le sventure l’oltre che ci attende e che possiamo costruire. Sappiamo con certezza che tutti soffriamo in questo mondo: sia che si creda in Dio, sia che lo si respinga.

«Davanti a questa realtà drammatica, sappiamo che le necessarie misure sanitarie saranno insufficienti se non verranno accompagnate da un nuovo modello culturale. Questa situazione ha fatto crescere la consapevolezza che si deve imprimere una svolta al modello di sviluppo. Affinché rispetti e tuteli la dignità della persona umana, esso dovrà partire dalle opportunità che l’interdipendenza planetaria offre alla comunità e ai popoli, curando la nostra casa comune e proteggendo la pace. La crisi che attraversiamo è una crisi complessiva, che non si può ridurre o limitare a un solo ambito o settore. Il Covid ha permesso di riconoscere in maniera globale che ciò che è in crisi è il nostro modo di intendere la realtà e di relazionarci tra noi. Tutti i dolori degli uomini per Dio sono sacri, perché “davanti a Dio non siamo degli sconosciuti, o dei numeri. Siamo volti e cuori, conosciuti ad uno ad uno, per nome”». (Papa Francesco)

Dio piange per i nostri dolori

Dio piange con noi. Naviga nel grande mare delle lacrime dell’umanità e non ci lascia andare alla derivaDalla grande crepa che il Covid-19 ha aperto nel nostro pianeta può filtrare la luce della speranza.

«La cosa peggiore che ci può capitare è soffrire nell’abbandono, senza essere ricordati. Siamo certi! Dio ha pianto per me, per tutti – dichiara Papa Francesco -. Dio piange per i nostri dolori! È per questo che Dio ha voluto farsi uomo: per poter piangere».

Pensare che Gesù piange con noi nel dolore è una consolazioneci aiuta ad andare avanti, a fare delle ferite feritoie di speranza. È la luce che filtra dalla ferita che il virus ha inferto all’umanità interamettendo alla prova fiducia e solidarietà idonee a cicatrizzare l’interiorità di ognuno di noi.

Ci sentiamo tutti fragili e a volte ridotti in mille pezzi! È il tempo di far tesoro dell’arte dei giapponesi: il kintsugi“riparare con l’oro”.

Un processo lungo, che richiede precisione e che si sviluppa in fasi che possono durare anche mesi e anni. Per ricostruire il tessuto sociale, l’amicizia tra i popoli, l’amore per la vita, dovremo apprendere tutti l’arte di esaltare le ferite e trasformarle in punti di forza. Come? Con l’oro della Speranza cristiana.

Anna Maria Vissani

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