La bellezza in realtà è l’apice della situazione umana, tant’è vero che si usa dire che l’atto massimo dell’uomo è la contemplazione, cioè la visione di un qualche cosa di gran lunga superiore a quello che abbiamo intorno. La Pira mi raccontava che a 15-16 anni, ascoltando cantare le suore del convento di Maria a Messina, aveva avuto l’impressione che esistevano delle bellezze straordinarie che superavano qualunque aspettativa e ci potevano essere concesse. È la preghiera che genera la bellezza e la poesia. Infatti La Pira scelse per il secondo Convegno per la pace e civiltà cristiana (1953) proprio il tema “Preghiera e poesia”. Quanti uomini seguaci delle ideologie hanno speso la vita nelle lotte, nelle rivoluzioni e nelle guerre, per “cambiare la società”! È solo la bellezza che trasforma una società. Domandiamoci cosa sarebbe Firenze senza la cupola, senza Palazzo Vecchio, senza questa simmetria anche interna che collega il granaio (Orsanmichele) alle più alte espressioni civili e religiose.