“Voi donne sapete incarnare il volto tenero di Dio, la sua misericordia, che si traduce in disponibilità a donare tempo più che a occupare spazi, ad accogliere invece che ad escludere. In questo senso, mi piace descrivere la dimensione femminile della Chiesa come grembo accogliente che rigenera alla vita.”
Sono parole di Papa Francesco che denotano una grande sensibilità e attenzione alla donna: “Io credo che l’uso di questo linguaggio per papa Francesco sia molto legato alla sua esperienza e alla sua esperienza di Dio.”, spiega suor Mary Melone, prima donna Rettore di un’università Pontificia nonché docente di Teologia dogmatica all’Antonianum. “La Misericordia è stato uno dei temi dominanti del suo pontificato. Legare la donna a questi temi penso che sia un segnale molto importante; è come se nella visione di Dio la donna avesse il compito di avere un riflesso particolare di questo tratto che caratterizza l’amore di Dio. L’amore di Dio è soprattutto un amore di Misericordia dice il papa e guarda caso le donne hanno questo tratto, questo compito di attestare la Misericordia. Io credo comunque che questo renda giustizia anche alle peculiarità che sono proprio nostre; non è un caso che alcuni aspetti della donna siano stati poi causa anche di un suo essere messa da parte, però l’importanza che noi diamo alle relazioni è la nostra ricchezza, qualche volta anche la nostra fragilità, ma è vero che per noi le relazioni sono fondamentali.”
Il Pontificio Consiglio Cultura, per riparlare del mondo delle donne a 360 gradi, ha realizzato quattro giorni di incontri, nel mese di febbraio. Voci “troppe volte silenziate” in passato come ha affermato Mons. Ravasi in occasione dell’evento inaugurale al Teatro Argentina. Con questa Plenaria anche la Chiesa ha compiuto un primo passo verso un ascolto e un’accoglienza del femminile e lo ha fatto partendo proprio da un documento preparatorio che è stato redatto da donne attive in diversi ambiti: religiose, attrici, giornaliste, psicologhe e molte altre. I lavori si sono svolti seguendo quattro temi: Tra uguaglianza e differenza: alla ricerca di un equilibrio; La “generatività” come codice simbolico; Il corpo femminile: tra cultura e biologia; Le donne e la religione: fuga o nuove forme di partecipazione alla vita della Chiesa?
In quest’anno dedicato alla Vita Consacrata ci chiediamo se il tema della generatività trattato in maniera ampia dalla Plenaria, sia riconducibile anche alla vita consacrata femminile. Sr Mary afferma: “È vero che la vita consacrata ha un carattere di generatività notevole in tutti gli ambiti nel senso che la relazione tra vita consacrata (soprattutto femminile) e custodia della vita è incredibile. La generatività è la capacità di vedere dove la vita è fragile e, soprattutto nella vita consacrata, assumerne la custodia. Questo la vita consacrata l’ha sempre fatto: nell’educazione dei bambini, dei giovani, nel mettersi a fianco ai malati, dovunque. Se in quest’anno ciò venisse davvero riconosciuto penso che potrebbe essere per noi stessi uno stimolo a recuperare questa potenzialità grande che ci caratterizza come consacrati, essere al servizio della vita, presenze generative. Penso che sia una missione affascinante. Durante la Plenaria un’espressione è stata molto interessante, mi ha colpito molto da parte di un vescovo che diceva ‘Credo che la Chiesa debba continuare in un cammino sulle donne che è quello di prenderle sul serio.”
Suor Eugenia Bonetti, responsabile USMI del settore “Tratta donne e minori” osa affermare: “Lasciatemi sognare, forse io non lo vedrò, ma spero che ci sia un Sinodo sulla donna, fatto da donne, per le donne e con le donne.’ Certamente se si arrivasse a un Sinodo sulla donna in cui le donne comunque parlassero…se le donne trovassero lo spazio in un Sinodo per dire sé stesse come Chiesa alla Chiesa, molti temi ancora poco approfonditi sulla donna potrebbero essere ampliati… Sicuramente la prospettiva di un Sinodo è la prospettiva di una Chiesa collegiale che si interroga. …Una Chiesa che si interroga con amore, con passione su se stessa. ”
Possiamo continuare a sognare? Certamente sì! (Sr A.M. Vissani,asc)